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Riconosciuta come Denominazione di Origine Controllata nel lontano 1970 la Barbera d’Asti ha conosciuto in tempi recenti i più interessanti sviluppi, concretizzatisi nel 2000 con l’inserimento in disciplinare di tre distinte sottozone, Nizza (dal 2016 DOC autonoma), Tinella e Colli Astiani, e nel 2008 con il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, testimonianza del percorso di crescita imboccato.
Allevata sulle colline meglio esposte dell’astigiano e del Monferrato, la Barbera è vendemmiata solitamente nella seconda metà di settembre. Se in campo il processo produttivo è univoco, improntato come è alla ricerca della qualità, in cantina sono due le interpretazioni affermatesi. Accanto alla vinificazione in acciaio, che dà vita a vini più freschi ed immediati, si è sviluppato l’uso di barriques e botti, finalizzate a produrre la tipologia Superiore, maggiormente complessa e destinata a un consumo posticipato nel tempo. Seppur immediato e di facile beva, la Barbera d’Asti è un vino capace di attendere per anni il momento migliore per essere consumato.
Il vitigno Ruchè è originario dell’area collinare di Castagnole Monferrato, a Nord-Est di Asti. Nonostante la carenza documentale a sostegno del vitigno esso presenta caratteristiche morfologiche ed analitiche specifiche, tanto da distinguersi marcatamente dai vitigni della zona.
Secondo la tradizione questa varietà è presente sin dai tempi più antichi nella zona di Castagnole Monferrato ed i suoi vini venivano consumati in loco in occasione di ricorrenze storiche.
Fu Don Giacomo Cauda, parroco del paese scomparso nel 2008, l’autore del recupero di questo vitigno autoctono, curandone personalmente la coltivazione e il processo di vinificazione in purezza. Il suo lavoro portò altri viticoltori a credere nel Ruchè fino ad ottenere il riconoscimento della denominazione di origine.
Il vitigno dovette attendere fino al 1987 la sua prima descrizione, che fu realizzata in occasione della richiesta della Denominazione di Origine Controllata. Si tratta di un vino con una storia ancora sconosciuta ma con caratteristiche sensoriali decisamente particolari rispetto agli altri vini piemontesi.
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